Descrizione
L’oro del tempo è un libro d’artista, in copie numerate e firmate dall’autore, a tiratura limitata. L’opera rappresenta un esempio chiaro della vocazione alla sperimentazione visiva e formale che caratterizza il lavoro di Mario Cresci. L’autore presenta una serie di stampe ludiche e sorprendenti, che restituiscono l’esito del suo dialogo con le collezioni dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma a seguito della sua residenza d’artista. I ritratti del bel mondo di Mario Nunes Vais e alcune fotografie di statuaria classica diventano pretesto per una serie di verifiche visive e sperimentazioni linguistiche sul tema della rappresentazione della figura umana.
Il programma di residenza d’artista è uno dei tanti progetti che l’Istituto sta portando avanti nell’ambito delle politiche sul contemporaneo che mirano, da un lato, a interrogare i materiali fotografici storici attraverso sguardi diversi, dall’altro a incrementare le collezioni con nuove produzioni. Il fatto che Cresci abbia da tempo rivolto la sua attenzione anche ai musei, alle istituzioni, alle collezioni, all’arte “fatta da altri” ha costituito un motivo in più per coinvolgerlo. Nel corso delle sue visite in ICCD Cresci ha potuto così conoscere l’immenso patrimonio conservato, nutrire la sua curiosità per autori lontani nel tempo ma alle prese con lo stesso desiderio di esplorare il mezzo fotografico, ripercorrere generi e stili, approfondire gli aspetti tecnici della fotografia dell’Ottocento, toccando con mano albumine, aristotipi, dagherrotipi e carte salate.
Mario Cresci
Fin dagli anni Settanta è autore di opere eclettiche caratterizzate da una libertà di ricerca che attraversa il disegno, la fotografia, il video, l’installazione, il site specific. È tra primi autori in Italia ad applicare la cultura del progetto coniugandola a una sperimentazione sui linguaggi visivi. Negli anni Settanta entra in contatto con Filiberto Menna e Albe Steiner; quest’ultimo lo invita alla Biennale di Venezia del 1970 con una serie di disegni realizzati in Basilicata sul pensiero organico della cultura materiale del mondo contadino in rapporto alla cultura del design acquisita al Corso Superiore di Disegno Industriale a Venezia (1962-64). La rifondazione del senso del paesaggio e della costruzione dell’immagine fotografica lo porta a essere uno degli autori cardine del progetto Viaggio in Italia che Luigi Ghirri organizza ed espone alla Pinacoteca Provinciale di Bari nel 1984. Dal 1991 al 1999, in qualità di direttore dell’Accademia di Belle Arti G. Carrara di Bergamo, inserisce nella sua innovativa programmazione interdisciplinare numerosi eventi culturali dedicati ai giovani artisti, come Arte&Impresa, Clorofilla e Accademie in Europa, in collaborazione con la GAMeC di Bergamo. Nel 2017 nella mostra La Fotografia del no, 1964-2016, alla GAMeC di Bergamo, espone cinquant’anni di lavoro orientando il percorso della mostra sulla lettura di alcune delle principali tematiche che accomunano gran parte dei suoi progetti. Ampia e articolata è la sua produzione di libri e più in generale di contributi, anche teorici, sulla fotografia e la comunicazione visiva. Nel 2019 pubblica Segni migranti. Storie di grafica e fotografia (Postcart Edizioni), un compendio della sua ricerca grafica e fotografica e vincitore del Prix du Livre Historique, a Les Rencontres de la Photographie 2020 di Arles. Svolge attività di docenza e workshop per l’Università ISIA di Urbino e la Scuola di Alta Formazione FMAV di Modena. Vive e lavora a Bergamo. Fin dagli anni Settanta è autore di opere eclettiche caratterizzate da una libertà di ricerca che attraversa il disegno, la fotografia, il video, l’installazione, il site specific. È tra primi autori in Italia ad applicare la cultura del progetto coniugandola a una sperimentazione sui linguaggi visivi. Negli anni Settanta entra in contatto con Filiberto Menna e Albe Steiner; quest’ultimo lo invita alla Biennale di Venezia del 1970 con una serie di disegni realizzati in Basilicata sul pensiero organico della cultura materiale del mondo contadino in rapporto alla cultura del design acquisita al Corso Superiore di Disegno Industriale a Venezia (1962-64). La rifondazione del senso del paesaggio e della costruzione dell’immagine fotografica lo porta a essere uno degli autori cardine del progetto Viaggio in Italia che Luigi Ghirri organizza ed espone alla Pinacoteca Provinciale di Bari nel 1984. Dal 1991 al 1999, in qualità di direttore dell’Accademia di Belle Arti G. Carrara di Bergamo, inserisce nella sua innovativa programmazione interdisciplinare numerosi eventi culturali dedicati ai giovani artisti, come Arte&Impresa, Clorofilla e Accademie in Europa, in collaborazione con la GAMeC di Bergamo. Nel 2017 nella mostra La Fotografia del no, 1964-2016, alla GAMeC di Bergamo, espone cinquant’anni di lavoro orientando il percorso della mostra sulla lettura di alcune delle principali tematiche che accomunano gran parte dei suoi progetti. Ampia e articolata è la sua produzione di libri e più in generale di contributi, anche teorici, sulla fotografia e la comunicazione visiva. Nel 2019 pubblica Segni migranti. Storie di grafica e fotografia (Postcart Edizioni), un compendio della sua ricerca grafica e fotografica e vincitore del Prix du Livre Historique, a Les Rencontres de la Photographie 2020 di Arles. Svolge attività di docenza e workshop per l’Università ISIA di Urbino e la Scuola di Alta Formazione FMAV di Modena. Vive e lavora a Bergamo.